monasterodumenza

You are here: Home
Venerdì, 19 Apr 2024
Le Romite Ambrosiane a Santa Maria del Monte di Varese

Ringraziamo di cuore la comunità benedettina di Dumenza che con spirito fraterno ci ha invitate ad offrire ai lettori una presentazione della nostra vita monastica sulle pagine di questa loro bella rivista.

Chi sale al nostro monastero provenendo da Varese, ma anche da altri paesi circostanti, rimane conquistato dalla visione d’insieme che gli si para davanti prima di imboccare la salita del Sacro Monte. Si tratta della bellezza luminosa di un borgo abbarbicato sulla sommità rocciosa del monte, affascinante per la sua compattezza, frutto dell’accostarsi armonioso di forme diverse, rispettose delle possibilità che la montagna offriva loro. Difficile immaginare che quell’intreccio di muri, finestre e soprattutto tetti ospiti un monastero, impossibile capire dove finisca il borgo e dove abbia inizio la nostra casa. Solo una volta arrivati a Santa Maria del Monte si può intuire che a fare da confine, o meglio da ponte di collegamento, tra il paesino e il monastero è il Santuario mariano che con il suo bellissimo campanile da secoli veglia sul borgo, sul monastero e sulla fede di tantissimi pellegrini.

Molto della nostra storia e del messaggio di vita che lo Spirito ha seminato in essa è scritta nella roccia di questo luogo che ci ospita da più di cinque secoli, da quando cioè Caterina da Pallanza, la nostra fondatrice, lasciò Milano - dove aveva trovato rifugio dopo la morte di quasi tutta la sua famiglia a causa della peste - per salire sul monte in obbedienza ad un preciso invito del Signore che una notte le apparve in sembianza di Crocifisso e le disse: «Caterina io voglio che tu vada a Santa Maria del Monte», così riporta l’antico codice che custodisce la storia della beata Caterina (riportiamo in corsivo le citazioni, tradotte dal volgare in lingua corrente, tratte dalle antiche biografie di Caterina e Giuliana, conservate nel nostro archivio e pubblicate nel volume Mirabile Ydio ne li sancti soi, Lativa 1981).

Alla metà del 1400 Santa Maria del Monte era meta di numerosi pellegrinaggi che da varie zone salivano al santuario dove il culto alla Vergine Madre di Dio era vivo già da molti secoli.

All’arrivo di Caterina, però, gli anfratti rocciosi del monte non erano percorsi solo dai pellegrini, ma ospitavano da tempo una colonia di eremite che Caterina visitò più di una volta venendo a conoscenza di una forma di vita che le accese fortemente nell’animo la volontà di finire i suoi giorni in questo luogo. Ancora una volta il flagello della peste precedette il suo desiderio di vita: le eremite, colpite dal male, morirono lasciando ancor più desolato il luogo e Caterina, ammalatasi anch’essa, dovette tornare a casa.

Tuttavia, l’affidamento a colui che solo può percuotere e risanare e la ritrovata salute spinsero Caterina a fare ritorno a Santa Maria e a stabilirvisi definitivamente: era il 24 Aprile del 1452.

Ripensare gli inizi della nostra storia in questo tempo di pandemia ce li fa sentire quanto mai vicini e ci consente di indugiare su alcuni aspetti degni di nota. In particolare ci piace contemplare i primi gesti di Caterina all’ingresso nell’eremo dove ogni cosa era in disordine e dissestata a causa della morte delle eremite e nel quale la nostra Beata come brava massaia si mise a riordinare il suo alloggio, spazzando l’immondizia che vi era e adornando quell’eremitaggio(…) di pazienza e di animo costante nel sopportare ogni bisogno e necessità per amore di colui il quale, pur essendo il Re della gloria, si umiliò assumendo forma di servo per la nostra redenzione.

Un gesto di cura semplice e tenace fu la risposta di Caterina al disordine e alla morte che il contagio aveva procurato, o meglio si potrebbe dire che la pazienza e l’animo costante di Caterina furono la risposta di Dio che ancora si rendeva presente in quel tempo doloroso: Mirabile è Dio nei suoi santi!

Da allora sino ad oggi molta storia è passata: l’esperienza solitaria degli inizi nello spazio di alcuni decenni si mutò, con l’arrivo delle prime cinque compagne, in vita cenobitica secondo le costituzioni dell’antico ordine di Sant’Ambrogio ad Nemus e con l’assunzione della regola di Sant’ Agostino; il piccolo eremo crebbe e la comunità cominciò a coltivare quel luogo roccioso e impraticabile per renderlo ospitale e adatto alla vita.

Il carisma della nostra piccola, ma antica famiglia monastica è tutto scritto in questo inizio dove si intrecciano solitudine e comunione fraterna, cura per quella piccola parte del creato che ci è toccata in sorte e soccorso ai pellegrini di tutti i tempi che hanno trovato e ancora trovano presso il monastero soccorso materiale e soprattutto consolazione e intercessione. A ciò si unisce un profondo legame con la diocesi di Milano con la quale, sin dagli inizi, condividiamo la celebrazione della liturgia secondo il rito ambrosiano - che presso la nostra comunità risuona attraverso le modulazioni dell’antico canto ambrosiano - e il riferimento al prezioso magistero di Sant’Ambrogio, amato come padre e maestro di vita cristiana.

Attualmente la nostra comunità si compone di 28 sorelle, di cui una professa di voti temporanei e due novizie. Insieme cerchiamo, tra le molteplici sfide che l’attualità ci offre, di ricominciare ogni giorno, con semplicità e tenacia, da quella cura per la vita che in ogni tempo manifesta il volto del Padre che ha creato il mondo con la semplicità del suo amore e lo ha redento con la tenacia del Figlio suo crocifisso.